arte

Willy Pontin - Grafica

Già nel commentare le sue tele mi è occorso d'individuare, in quel suo ritagliare fìgure e cose sul piano, la valenza di un "segno pulito ed incisivo", ma in Willy Pontin non è, come forse si potrebbe supporre, l'esperienza grafìca ad informare quella pittorica, è invece il pittore che, decodificato il proprio maturo linguaggio visivo, ne esplora poi la "scrittura" come una via autonoma, ulteriore stimolo e spazio d'espressione.

Dal quadro all'incisione si avverte allora un minimo scarto, poiché il traslato
avviene con una sorta di movimento naturale, quasi uno scivolamento dell'immagine del tessuto cromatico a quello incisiorio. Permane, inalterato, il valore delle campiture come ritmo, che qui verseggiano quei grigi in ricercati effetti di nebulosità e contrappunti di limpidezza, di luce, sui quali si demarcano leggeri, quasi nel delicato gioco del teatro delle ombre, i suoi simboli primari, la donna, i fiori, la laguna, le case.

Volendo esprimere questa precipua dote narrativa cui l'austero è pervenuto e che è poi la sua cifra, coerente al di là dello specifìco di materiali e di tecniche diverse, vi è una definizione di Italo Calvino sul proprio lavoro che fornisce una felice coincidenza di lettura; così scriveva:
«...la mia operazione è stata il più delle volte una sottrazione di peso; ho cercato di togliere peso ora alle fìgure umane, ora ai corpi celesti, ora alle città ; soprattutto ho cercato di togliere peso alle strutture del racconto e al linguaggio». E qui, il passo dalla letteratura all'arte visiva - di Pontin - è più che breve!

Roberta Fiorini

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